Addestratori e "patentino", nota del capo istruttore della sezione.

È una realtà ben nota, a chi si occupa del settore dell' educazione cinofila, che la maggior parte dei cani che arrivano in un centro di addestramento hanno un passato di comportamenti indesiderati o, nel peggior dei casi, di aggressioni. Cosa chiede il proprietario di questi soggetti all' addestratore, ma soprattutto chi é l'addestratore cinofilo? Quale figura professionale gli corrisponde?

L'istituzione dell'Albo degli Addestratori Cinofili da parte dell' "Ente Nazionale della Cinofilia Italiana" (E.N.C.I.), nel 2005, ha dato maggior dignità e visibilità a tutti coloro che da anni richiedevano una precisa regolamentazione per questo discusso comparto etotecnico, partendo dal presupposto che l'educazione di un animale, qualsiasi sia la finalità, non può essere demandata a chiunque.

Molto articolata è la definizione riportata nel "Disciplinare degli Addestratori Cinofili" dell' E.N.C.I., in cui l'addestratore cinofilo è descritto più ampiamente come un tecnico abilitato "ad educare i cani e prepararli al superamento delle verifiche zootecniche previste dalle differenti prove di lavoro..., ad impartire insegnamenti aventi finalità di favorire la convivenza tra uomo e cane..., a migliorare la responsabilizzazione dei proprietari nella gestione dei cani con insegnamenti finalizzati all'ottenimento di affidabilità, equilibrio e docilità dei cani stessi". Una descrizione che supera, almeno nel concreto svolgimento dell'attività, le distinzioni tecniche per le quali è addestratore chi svolge un'attività rivolta ad ottenere prestazioni formative per scopi vari, che l'attività dell' istruttore è rivolta alla preparazione dell'unità cinofila (cane/proprietario, cane/conduttore), che l'educatore cinofilo è la figura professionale in grado di intervenire nella relazione proprietari-cani con lo scopo di favorire il processo educativo.

Presupposto per operare in questo settore è sicuramente un forte interesse e una grande passione a cui vanno aggiunte tutte quelle competenze che si acquisiscono tramite la teoria e la conoscenza dei vari modi di approccio al cane (il comportamentismo, il cognitivismo, il costruttivismo), dei vari metodi e relativa tecniche applicative (il rinforzo positivo, la punizione negativa, l'utilizzo del bocconcino quale premio, il clicker training), anche se questa rimarrà sempre e comunque una professione che richiede una lunga pratica ed esperienza sul campo. L'iscrizione all'albo non dovrebbe mai essere considerata un punto di arrivo o rappresentare un bel diploma da incorniciare per decorare una parete, ma uno stimolo per migliorare e garantire la propria professionalità, manifestata nel rapportarsi positivamente con il proprietario, utilizzando doti quali la referenza e l'autorevolezza, che si esprimono attraverso la capacità di capire il suo punto di vista, e di fornire gli strumenti necessari per la formazione e la crescita di una sua corretta relazione con il cane.

Negli ultimi decenni, la qualità della vita dei cani, che popolano, sempre più numerosi, le città, è visibilmente migliorata, almeno dal punto di vista del benessere fisico, mentre si è dovuto registrare un aumento dei disturbi e dei relativi problemi comportamentali: vivere in spazi abitativi ristretti con sempre maggiori limitazioni nei luoghi pubblici, sottovalutare l'importanza della socializzazione intra ed interspecifica (veramente poco frequentate le puppy class), le aspettative spesso "deluse" dei proprietari (il più delle volte, già sbagliate al momento dell'acquisto) possono essere alcune delle cause. Ogni cane ha una propria storia personale e una propria individualità da valutare nell'impostazione del percorso educativo specifico, tenendo conto inoltre delle caratteristiche etologiche e delle predisposizioni di razza, ma, fondamentale, dovrebbe essere il coinvolgimento del proprietario, che con la sua coerenza ed autorevolezza nell'applicazione delle regole stabilite insieme all'addestratore, arriverà ad ottenere un soggetto sottoposto, e contento di esserlo, avendo ritrovato il suo giusto ruolo, la sua giusta collocazione, all'interno del cosiddetto "branco". Tramite la comprensione della diversità del cane, che è e rimane un "animale", si eviteranno inoltre tutte quelle forme di umanizzazione, che creano diversi problemi comportamentali, e ciò si può conseguire proprio attraverso una maggiore presa di coscienza del proprio ruolo di "capo branco" da parte del proprietario. Su questi precisi concetti, conoscenza della diversità etologica, maggior responsabilizzazione del proprietario, troppo spesso impreparato alla convivenza con il cane, si è basata l'Ordinanza del Ministero della Salute del 3 marzo 2009 rivolta alla "tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione di cani" relativamente all'istituzione del "patentino" per i proprietari e detentori di cani, e la successiva attuazione operativa a partire dal successivo 6 ottobre, che definisce le modalità e le nozioni del corso di formazione per l'ottenimento dello stesso. Nella predisposizione dei corsi, con le modalità fornite dal ministero, i comuni, in quanto organi designati, dovrebbero avvalersi di figure professionali quale il "tecnico cinofilo" cosí come descritto nel Disciplinare dell'Enci, perchè oltre all'apprendimento di nozioni a livello teorico potrebbe risultare necessario l'insegnamento di prove pratiche da effettuarsi presso un centro di addestramento specializzato, soprattutto per i proprietari a cui è richiesta l'obbligatorietà del conseguimento del patentino.

Eugenio Catellani.

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